Le criptovalute vanno dichiarate?

Negli ultimi anni l’avvento e la diffusione della tecnologia hanno cambiato radicalmente il modo di rapportarsi ad attività di diverso genere, soprattutto per quel che concerne tutti quei lavori che possono essere svolti anche online; allo stesso tempo, tantissime persone hanno iniziato a trovare nuove forme di investimento, di ricchezza e di accumulazione di guadagno. Tra le tantissime piattaforme e realtà che si sono distinte, non mancano sicuramente le app slot e tutte quelle piattaforme che hanno permesso di realizzare trading e compravendita di criptovalute; proprio a proposito del fenomeno delle cryptocurrencies, ci si chiede sempre di più – a seguito di un 2021 che ha sicuramente mostrato il boom di questo mercato e di questa tendenza – quale debba essere il corretto comportamento del consumatore: bisogna dichiarare di avere criptovalute e, nei confronti della legge, come bisogna comportarsi? Ecco tutto ciò che c’è da sapere a tal proposito.

Criptovalute e dichiarazione dei redditi: come comportarsi

Possedere criptovalute significa avere una fonte di reddito, così come se si lavora, se si realizza trading online o si possiedono materie prime di natura mobiliare o immobiliare; l’Italia ha iniziato a realizzare un impianto legislativo sotto questo punto di vista e, per questo motivo, bisogna dichiarare i propri possedimenti in termini di criptovalute; a proposito del comportamento che dovrà essere adottato dal consumatore, in merito alla dichiarazione dei redditi da effettuare, non tutti sono preparati e, per questo motivo, bisogna informarsi a proposito delle misure finanziarie e personali che devono essere seguite da parte di ogni consumatore.

In particolar modo, il mercato delle criptovalute è diventato sempre più importante e diffuso, tanto da comportare – per molte persone – anche un motivo di guadagno particolarmente ricco di valore; dal punto di vista finanziario, bisogna dichiarare non soltanto quale e quanto sia il proprio possedimento, ma anche l’intermediazione finanziaria (banca, piattaforma o broker finanziario) a cui ci si affida, dal momento che, nella maggior parte dei casi, si tratta di una piattaforma estera.

I consigli finanziari di Carlo Alberto Micheli

Il comportamento che bisognerà avere, con le criptovalute, non è assolutamente semplice da seguire per tutte quelle persone che si sono cimentate con il mercato delle criptovalute e che, per questo motivo, sono piuttosto acerbe per quel che concerne consigli di natura finanziaria e comportamenti da adottare in termini di dichiarazione dei redditi.

Il commercialista Carlo Alberto Micheli ha spiegato quale dovrà essere il comportamento che i consumatori dovranno adottare, soprattutto per quel che concerne i termini della dichiarazione dei redditi da effettuare se si possiedono criptovalute: “L’Italia è stato uno dei primi paesi a legiferare in ambito di monete virtuali per quanto riguarda la disciplina antiriciclaggio: la situazione è delineata ed esiste una prassi amministrativa che si sta stratificando nel nostro tessuto giuridico. Le monete virtuali vanno dichiarate in quanto attività di natura estera, e l’articolo 4 del decreto legislativo 167/ 90 obbliga i possessori di tali attività ad indicarle nel quadro RW della dichiarazione dei redditi che ogni anno dobbiamo presentare”.

Per quanto la dichiarazione sia obbligatoria, in moltissimi casi non significa automaticamente essere obbligati al pagamento di una tassa, che agisce sulla base di redditi particolarmente elevati: “Tanti investitori purtroppo stanno sottovalutando il fenomeno dichiarativo, credendo che non esistano leggi in materia; invece ci sono precisi obblighi stratificati nella prassi amministrativa. Chi non dichiara le proprie monete virtuali incorre in pene di tipo amministrativo o penale, a seconda della gravità dell’illecito. A causa del mancato monitoraggio fiscale, si rischia di pagare una sanzione che va dal 3 al 15% dell’importo non dichiarato del valore finale. Oppure, dal 6 al 30%, se siamo in situazioni di blacklist oppure paradisi fiscali. Mentre, se la moneta virtuale non dichiarata genera un reddito annuo superiore a 50.000,00 euro, si rischia la reclusione, perché ho evaso più di 50.000,00 euro all’anno”

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