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Come abbassare le tasse comunali e i tributi locali

I comuni possono ridurre tasse comunali e tributi locali: ci sono gli strumenti e ci sono le condizioni per farlo. Una strategia seria di medio termine può contribuire alla riduzione dell’imposizione fiscale a livello locale

Come abbassare le tasse comunali? Gli enti locali hanno gli strumenti giusti per intraprendere un percorso virtuoso che conduca alla riduzione dei tributi locali nel medio periodo. La riduzione di tasse e imposte può avvenire in due modi: ampliando la platea dei contribuenti (intramontabile è il principio “pagare tutti per pagare meno”) e riducendo i costi guadagnando in efficienza e produttività. Forniremo, nei prossimi paragrafi, qualche spunto che, sebbene di portata generale, potrebbero favorire l’obiettivo della riduzione delle tasse locali nel medio termine.

La riduzione delle tasse comunali: un obiettivo alla portata

La riduzione delle tasse comunali è un imperativo sempre più avvertito non solo dai cittadini ma soprattutto dagli amministratori locali. Le opzioni e le strade da percorrere sono di fatto già scritte: verrebbe subito da pensare all’aumento della base imponibile ma è chiaro che un grande plus può essere costituito dalla riduzione dei costi e, soprattutto, dai recuperi di efficienza.

Gli enti pubblici – a costo di scatenare le ire dei lettori tocca dirlo – dovrebbero intraprendere e favorire una trasformazione culturale radicale che conduca i comuni a “fare impresa”. Attenzione, non siamo impazziti: non stiamo assolutamente sostenendo che gli enti locali debbano abbandonare la loro mission. I comuni non creano devono produrre ricavi o fare margini. I comuni non devono produrre a fine di lucro.

Se però è vero che i comuni non hanno fine di lucro e che, quindi, il loro obiettivo ultimo non è la produzioni di ricavi e di utili, è altrettanto vero che gli enti locali, nell’erogazione dei servizi alla collettività non possono ignorare i sani principi dell’economia. Se è dunque vero che una soluzione (lo vedremo) è nell’allargamento della base imponibile, altrettanto vero è che un netto miglioramento dei costi può incidere in maniera decisa sull’andamento dell’imposizione fiscale a livello locale.

Abbassare i tributi locali, la lotta all’evasione e all’elusione delle tasse comunali

Sembra una vecchia storia, trita e ritrita, ma resta comunque sempre valida. Almeno lo è ancora. Un programma serio di lotta all’evasione e all’elusione sui tributi locali, mette in moto un circuito virtuoso che passa dal miglioramento dei tassi di riscossione e finisce per la riduzione di tariffe e aliquote. La lotta all’evasione e all’elusione, quella vera però, non può limitarsi ad uno spot politico da ripetersi ad ogni consiliatura o, peggio ancora, da utilizzarsi su manifesti promozionali che rischiano di avere quale unico scopo quello di pubblicizzare un sistema di accertamento e riscossione in molti casi farraginoso e improduttivo.

Una seria campagna di lotta all’evasione necessita di strumenti, anche cognitivi, importanti di cui l’ufficio tributi non può fare a meno. Se per lotta all’evasione intendete l’adempimento annuale dell’emissione degli avvisi di accertamento relativi all’anno d’imposta prossimo alla prescrizione, allora è evidente che stiamo parlando di due argomenti e due questioni completamente diverse.

Gli strumenti, veri, da utilizzare nella lotta all’evasione dei tributi locali

La lotta all’evasione nei tributi locali presuppone la conoscenza approfondita degli strumenti messi a disposizione del legislatore nonché una conoscenza approfondita in materia fiscale, tributaria ed urbanistica. Il personale dell’ufficio tributi impiegato nella lotta all’evasione, anche nelle tasse comunali, dovrebbe avere un minimo di conoscenza non solo nella disciplina propria del tributo oggetto di accertamento ma anche in disciplina catastale, normativa inerente la successione, disciplina civilistica in materia di successione ereditaria, residenza, dimora e diritto di famiglia, normativa tributaria.

Giusto per avere un’idea delle competenze di cui il personale dell’ufficio tributi dovrebbe disporre, basti pensare al caso della detrazione per abitazione principale, estesa alle pertinenze, spettante al coniuge superstite. In questo caso, per esempio, intervengono competenze in materia catastale, conoscenza di diritto delle successioni e, non da ultimo, profonda conoscenza della disciplina civilistica. Da non sottovalutare eventuali competenze in materia informatica che, senza dubbio, aiuteranno il personale nella bonifica delle banche dati e nelle redazione (e successiva gestione) degli avvisi di accertamento.

Riduzione delle tasse comunali, ottimizzare le entrate

Per implementare un progetto di medio termine in grado di favorire la lotta all’evasione dei tributi locali, i dati fondamentali da bonificare di cui deve disporre l’ufficio tributi sono, ovviamente: banca dati anagrafica, banca dati catastale e, soprattutto, tutti i dati derivanti da Siatel Puntofisco. Soltanto in questo modo gli enti locali potranno condurre una battaglia, serrata, ai fenomeni di evasione e elusione tributaria.

Senza mai perdere di vista l’obiettivo finale, ovvero abbassare le tasse comunali, la strada da seguire, almeno per quanto riguarda la parte attiva, le entrate comunali, è quello della ricostruzione dell’intera banca dati. Posizione per posizione, contribuente per contribuente: deve essere obiettivo dei comuni quello di ripulire tutti i dati inseriti nei database relativi ad ogni singola posizione tributaria oltre che quello di interessare i contribuenti per i quali sia impossibile procedere ad una “ricostruzione d’ufficio” .

Soltanto in questo modo i comuni potranno tenere sotto controllo la parte entrata e, quindi, agire sull’ampliamento della base imponibile al fine di procedere alla riduzione delle aliquote. Un approccio di questo tipo, per esempio in materia di tassa rifiuti, consentirà all’ente di rilevare l’evasione totale, le omesse denunce e di ricostruire la banca dati grazie anche all’allineamento con i dati catastali (per esempio applicando il comma 340 della Legge 311/2004) e, in estrema sintesi, di ridurre sensibilmente le tariffe ribaltando i costi del ciclo integrato dei rifiuti su una platea più ampia di contribuenti.

Per quanto concerne l’IMU immaginiamo la portata dell’applicazione, puntuale, di quanto previsto dal comma 336 della Legge 311/2004: è evidente quanto l’ampliamento della base imponibile potrebbe garantire maggiori entrate agli enti locali e quindi la possibilità di procedere alla riduzione delle aliquote applicate, o per esempio alla portata e alla forza dell’accertamento esecutivo dei tributi locali.

Ridurre i costi per abbassare le tasse comunali

Ovviamente gli enti locali non possono pensare di conseguire l’obiettivo di abbassare le tasse comunali solo ampliando la base imponibile. Il rischio sarebbe quello di far pesare, esclusivamente sui contribuenti virtuosi, una strategia di ottimizzazione della gestione finanziaria dell’Ente. Gli uffici dei comuni dovranno inevitabilmente agire anche sui costi e, in particolare, su tutti quei costi che possono essere oggetto di un miglioramento gestionale.

In questa direzione vanno, ovviamente, le delibere ARERA per la redazione del Piano Finanziario TARI per il 2020: gli enti non dovranno (e non potranno) limitarsi a coprire i costi del servizio con il ruolo TARI ma dovranno ragionare inevitabilmente anche sui costi sostenuti per lo smaltimento dei rifiuti e la gestione del ciclo integrato. Solo in questo modo sarà possibile procedere ad una vera riduzione delle tariffe: una sensibile riduzione delle tariffe TARI che incida con decisione sulle tasche dei contribuenti.

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